20/06/09

Ultime Cronache

















Ho ascoltato il nuovo album dei PGR. Che è anche l'ultimo. Meno male, cosi' mi salvo dall'imbarazzo di amare la musica che fanno e rimanere sorpreso dalle dichiarazioni di Giovanni Libdo Ferretti.
I PGR, e i CSI e ancora prima i CCCP , hanno rappresentato una fantastica anomalia nel panorama della "bella melodia" italiana: un punk dei contenuti, rivestito con arrangiamenti sempre obliquamente nuovi (specie nell'epoca CSI, con la formazione che ritengo migliore, con MAgnelli alle tastiere e Zamboni alla chitarra).
La "conversione" di Ferretti dall'iconoclasta punk dei CCCP allo ieratico cantore degli ultimi tempi, ammaliato da Ratzinger e Ferrara, ha fatto tanto parlare: ma la cosa non mi tange piu' di tanto quando schiaccio il play. E' ovvio che a livello di contenuti siamo molto lontani dalle mei zone di conforto, ma la magia è sempre li: pochi in Italia sanno usare le parole come Ferretti, sanno impastare concetti e suoni in modo cosi' affascinante. E ci si ritrova a ascoltare i corti circuiti tra le tensioni sempre pronte a esplodere della chitarra "rmorosa" di Canali, le finezze tecnologiche e ritmiche di MAroccolo e il salmodiare di Ferretti.
Cantore, piu' che cantante: secondo la sua stessa definizione. Cantore di guerre per la pace, di tecnologie malate, di moralità rigorose, di mistica . Senza sapere cosa sia cantare, riesce sempre a essere una delle voci con piu' cose da dire e con piu' fascino (un po' malato forse). Alcune cose farebbero voglia di volarlo , il cd (quel "fecondi di aborti e democratiche soluzioni eutanasiche") ma il bagaglio di credibilità accumulato negli anni precedenti mi ci fa passar sopra, e mi godo queste ultime nove composizioni, che, caso strano, canticchia anche la mia bimba di quasi 4 anni...

E' stato un bel viaggio. grazie di tutto

nuovo socialismo??






























Sono abbonato a wired , un giornale americano che si occupa di nuove tecnologie e, in genrale, di "digital lifestyle", qualsiasi cosa significhi. Nell'ultimo numero che ho ricevuto c'è una sezione speciale , intitolata the NEW new Economy , in cui alcuni articoli fanno un po' il punto sulla crisi finanziaria che stiamo attraversando, e sulle nuove sfide che un periodo del genere apre.
Apro un piccolo inciso: questa è una delle cose della cultura americana che preferisco: ogni momento di crisi è visto anche come momento in cui si creano opportunità per chi è in grado di pensare , come dicono loro, out of the box, fuori dalla scatola del pensiero radicato e condiviso.
In particolare mi sono soffermato su questo articolo , intitolato The New Socialism , la cui tesi di fondo è che le possibilità interattive offerte dalle nuove tecnologie (blogs, social networks, gogglenomics etcetc) rappresenti di fatto una sorta di neo collettivismo, parola che richiama eredità da cortina di ferro.
Ora, la cosa interessante dell'articolo per me è il suo approccio molto pragmatico, non ideologico (o forse è meglio dire post-ideologico) e l'elenco di parallelismi che si possono tracciare tra alcuni concetti del "vecchio" socialismo e il nuovo "socialismo": la ddove il vecchio modello implicava il lavoro in fabbriche di proprietà statale, qua l'accento è postto su gruppi di lavoro volontari tipo Wikipedia. Altro esempio è la gestione delle risorse: in un caso gestite piramidalmente dallo stato, in un altro delocalizzate , seguendo il modello del cloud computing.
La lettura mi sta facendo molto pensare, soprattutto alle dinamiche dei cambiamenti sociali (e quindi politici) e alla nostra consapevolezza di essi: mentre siamo occupati a parlare di malattie del capitalismo e morte del comunismo, ecco che dinamiche sorprendenti colmano gli spazi vuoti.
E la cosa stride alquanto con il livello della classe politica italiana, occupata , devo dire con un certo personale divertimento , a disquisire sui culi che i bidet di casa berlusconi hanno visto passare (Chirac dixit). Sempre in ritardo , sempre tragicamente fuoritempo... Non che il resto della politica mondiale sia molto meglio (devo ancora riprendermi dal fatto che qua in sassonia i neonazzi abbiano sorpassato il 10%), ma in questo momento rappresentiamo proprio uno degli esempi peggiori

18/06/09

pigrizia

la pigrizia è un mio tratto distintivo. Acquisito pero' avanti con gli anni. Da "giovane" ero attivo, facevo persino sport....
Poi ameboide, felice nel mio evitare ogni tipo di sforzo che non fosse digitare su una tastiera, accendere qualche apparecchio, girare manopoline sui microscopi e altra roba a poco impatto "bruciacalorie"...
Poi qualche giorno fa mi dico: basta con sta schifezza, svegliati. Al di la' di qualche seduta a WiiFit, mi son deciso di cominciare piano piano a correre un po': vado con un collega di lavoro,malato per l'attività fisica (i maestri devono esser sempre irraggiungibili)...
Fatico come una bestia, ma mi piace la sensazione di fatica.
risultato? Bloccato a casa con un blocco muscolare alla schiena (e incapacità o quasi di respirare senza tirare ogni volta un moccolo...)
.
Che ci sia una morale da qualche parte???

13/06/09

si comincia




























bloggano tutti ,e io no? occhisono?
nottataccia stanotte: insonnia ..Mi sveglio alle due , guardo la puntata finale della serie di fantascienza piu' bella che abbia mai visto (Battlestar galactica) e ho voglia di parlarne . Solo che la mi moglie dorme, se vado a svegliare mia figlia mi guarda con due occhi cosi' e mi tratta da scemo (per tacere del fatto che ha 3 anni e mezzi)...E allora cosa faccio?
Apro un blog e lascio una traccia, sperando di aver la costanza di aggiungerne altre su altre cose ogni tanto. Non ho mai tenuto diari, ma mi sarebbe sempre piaciuto. Mi piaccion le memorie, ma son sempre stato troppo pigro e confusionario per esser sistematico . Mi sa che prima o poi me ne pentiro'...

Dicevo Battlestar Galactica, la puntata finale: un tripudio emotivo, la fine di un viaggio e il saluto a personaggi che raramente sono stati cosi' vivi. Una piccola digressione: le serie televisive , spesso quelle USA, rappresentano uno dei vertici della narrativa "in movimento" degli ultimi anno. Prendono rischi, sono immensamente piu' vive di molto cinema , specialmente quello di genere, ltimamente un po' troppo ingabbiato tra prospetti di marketing e formule ripetitive. Sfido a trovare al cinema qualcosa piu' eccitante di 24, piu' necessario di The Wire, meglio scritto dei Soprano . Prima o poi ne parlero' ancora.
Galactica, dicevo: mi ricordavo di una serie
negli anni 70 , piu' meno nello stesso periodo di Guerre stellari: Battlestar galactica, un coacervo camp di nomi strani che non aveva lasciato gran ricordo di se.
Poi , qualche anno fa, nel 2003, parte un remake (wiki link )che in realtà è una completa re-immaginazione della serie originale, e che si distingue immediatamente per situazioni "adulte" e complesse: in poche parole, l'umanità è spazzata via da un attacco di una civiltà aliena, e sopravvive solo una sparuta flotta che trasporta i circa 50000 superstiti alla deriva nello spazio. Questo è l'antefatto, che si sviluppa in un intreccio di vicende in cui personaggi estremamente umani , e lontanissimi dagli stereotipi degli "eori" (pur rappresentandone alcuni archetipi), vengono tratteggiati con rara maestria.
Lo stile di ripresa è quasi documentaristico, le scene di battaglia ricordano i reportage di guerra, telecamere a mano, tremolii, cambi di campo.
Dopo 4 stagioni siamo giunti alla fine delle avventure e tutti i nodi vengono sciolti in una conclusione quasi catartica, forse poco sorprendente per chi è un minimo avvezzo a certe tematiche e forse ammantato di un briciolo di spiritualismo eccessivo per un cinico dal cuore tenero come me, ma che soddisfa pienamente e fa aver continuamente paura dell'ultima immagine, quella che sancirà l'addio a questo mondo visitato spesso, cosi' "finto" ma cosi' risonante del reale (come la migliore fantascienza dovrebbe essere).
Adama (padre e figlio), Baltar, Caprica 6, Boomer/athena/Sharon, Starbuck, Hera, Helo, Anders, la presidentessa Roslin e tanti altri finalmente trovano la "pace" dopo aver esplorato lo spazio , essere precipitati in abissi di disperazione, aver subito traumi indescrivibili (la premessa è il genocidio del 99.999% dell'umanità e la perdita del proprio pianeta), dopo aver compiuto scelte illogiche ma umane, e aver, in ultima analisi, descritto varie parabole umane. Mi mancheranno, anche se già non ricordo piu' tutti gli eventi con precisione: l'importante è la traccia che mi hanno lasciato paragonabile ai grandi libri, film, musica della mia "formazione" , che prima o poi descrivero'.

Prossime serie: Wallander (una serie BBC con Kenneth Branagh) e The Shield (anche qua l'ultima stagione)